La Corte di cassazione, con sentenza 19554/2006 del 13/09/2006, ha ritenuto che la diffusione – da parte del dipendente – della password aziendale può costituite giusta causa di licenziamento.
In primis, la Corte d’appello – con motivazione considerata dalla Corte di cassazione coerente dal punto di vista logico e giuridicamente corretta – aveva ravvisato nel su indicato comportamento la violazione dell’ articolo 2105 cod. civ. (obbligo di fedeltà).
Detto obbligo consiste nel divieto di diffondere presso terzi, esterni all’azienda, informazioni riguardanti la programmazione e l’organizzazione dell’impresa proprio a tutela del patrimonio aziendale.
Il ricorrente, comunicando all’esterno la password, nel caso di specie ad un ex collega, ha permesso a numerosi soggetti terzi l’accesso ad informazioni riservate riguardanti l’azienda.
Per comprendere meglio la posizione della Corte di cassazione in ordine alla problematica affrontata pare utile prendere in esame la definizione di “dominio informatico”, fornita dalla Corte di cassazione con sentenza 3067/1999. In tale sentenza si legge che il dominio informatico è il luogo in cui l’individuo esplica liberamente la sua personalità in tutte le sue manifestazioni e nel quale sono contenuti dati informatici relativi alla persona sia essa fisica o giuridica, pubblica o privata che devono rimanere riservati
Inoltre il domicilio informatico è tutelato penalmente dall’articolo 615 ter cod. pen che recita: “Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni.
In conclusione, si può affermare che la pronuncia in commento ha confermato quanto già sancito in passato dalla Corte di cassazione che, con sentenza 2560/1993, aveva ritenuto legittimo il licenziamento deciso a causa della sottrazione, da parte del dipendente, di documenti aziendali riservati. In altri termini, non è mutato l’orientamento giurisprudenziale ma le modalità e le tecniche utilizzate per la violazione dell’obbligo di fedeltà che lega il lavoratore al proprio datore di lavoro.